Ciò che mangiamo influenza notevolmente il nostro stato di salute, su questo la scienza non ha dubbi. Oggi sappiamo che alimentazione e stile di vita possono influenzare fortemente anche la salute del pianeta. La buona notizia è che gli alimenti che hanno un impatto minore sull’ambiente sono quelli che dovrebbero essere maggiormente presenti sulle nostre tavole e che, inoltre, hanno un effetto protettivo nei confronti di molte patologie.
Negli ultimi decenni le conseguenze dannose dei cambiamenti climatici, determinate dal riscaldamento globale sono purtroppo sempre più tangibili. Inoltre, l’aumento costante della popolazione -si stima che nel 2050 supereremo i 9 miliardi- costringe ad incrementare le produzioni alimentari che si ritiene dovranno crescere del 70% per sostentare l’espansione della popolazione.
Sono proprio le produzioni alimentari a determinare un effetto sul clima e sull’ambiente, tramite la produzione di gas climalteranti: i gas serra. Secondo alcuni studi, ben 1/3 delle emissioni di gas serra dipende dal sistema alimentare.
Non solo i gas serra, ma anche il consumo di risorse naturali come suolo e acqua, l’impiego di energia e il trasporto degli alimenti, sono fattori implicati nell’impatto ambientale di ciò che mangiamo.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) afferma che i fenomeni legati al cambiamento climatico non potranno essere contrastati se non ci sarà un cambiamento nelle nostre scelte alimentari e nel modo in cui vengono prodotti i cibi che arrivano sulle nostre tavole.
Secondo la FAO, le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono accettabili culturalmente, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane.
Una dieta sostenibile per l’ambiente e per l’uomo è quindi una dieta che tutela la salute di entrambi. Nel 2019 un gruppo di esperti, la EAT-Lancet Commission, ha raccolto in una pubblicazione scientifica e poi in un documento riassuntivo per la popolazione, disponibile anche in italiano, un nuovo modello di alimentazione sana basata su produzioni alimentari sostenibili. Questo modello viene definito come planetary health diet, letteralmente “dieta per la salute planetaria” e viene riassunto e rappresentato graficamente nel piatto sano e sostenibile.
Queste raccomandazioni enfatizzano una dieta a base vegetale in cui cereali integrali, frutta, verdura, frutta secca a guscio e legumi, costituiscono la quota maggiore di alimenti da consumare. Carne, pesce, uova e latticini rappresentano parti importanti della dieta, ma in proporzioni significativamente inferiori rispetto agli alimenti di origine vegetale.
La EAT-Lancet Commission afferma, secondo stime da loro proposte, che se tutti gli abitanti del pianeta adottassero questo tipo di alimentazione, non solo si contrasterebbe il riscaldamento globale, ma si avrebbero notevoli benefici per la salute della popolazione. Si eviterebbero circa 11 milioni di morti all’anno dovute a diete scorrette, pari al 19-24% dei decessi totali tra gli adulti.
Analizziamo brevemente l’impatto ambientale dei principali gruppi alimentari e la frequenza di consumo consigliata per un’alimentazione sana e sostenibile.
Devono essere presenti ad ogni pasto, la loro scelta deve essere dettata dalla stagionalità. L’impatto ambientale di frutta e verdura, seppur basso, può variare, in base al tipo di coltivazione (in serra o in terreno) e al processo di trasformazione.
Meglio preferire verdura e frutta BIO? L’agricoltura biologica ha l’obiettivo di tutelare la salute ambientale, tuttavia le produzioni bio non garantiscono un minor impatto ambientale. Un aspetto critico riguarda il fatto che nell’agricoltura biologica viene spesso utilizzata una superficie di suolo maggiore per avere lo stesso quantitativo di raccolto, rispetto all’agricoltura convenzionale. Inoltre, ad oggi, non ci sono studi che dimostrino se i prodotti biologici, rispetto a quelli convenzionali, siano migliori dal punto di vista nutrizionale e determinino maggiori effetti positivi sulla salute.
I cereali, specie quelli integrali, non dovrebbero mai mancare all’interno di una dieta sana e sostenibile. Consumare almeno una porzione al giorno di alimenti integrali (pasta e pane integrale, cereali integrali in chicco come riso, orzo, farro ecc.) contribuisce al raggiungimento della quota di fibra raccomandata giornalmente (25-30 g). L’impatto ambientale della produzione di cereali è piuttosto basso. Il trasporto è un fattore che pesa molto poco in questo caso, in quanto è stato stimato che quasi la metà dell’impatto ambientale complessivo della produzione del pane, ad esempio, considerando tutto il suo ciclo produttivo, dalla semina del frumento alla vendita del prodotto finito, è dovuto ad un unico fattore: la fertilizzazione azotata.
Tra gli alimenti fonte di proteine, quelli a minor impatto ambientale sono i legumi. Nel loro ciclo di vita, ciò che contribuisce maggiormente all’emissione di gas serra e al consumo di energia sono la lavorazione e la cottura. Tuttavia, le coltivazioni di legumi sono in grado di trasferire al suolo l’azoto assorbito dall’atmosfera, favorendo pertanto una riduzione dell’uso dei fertilizzanti. Inoltre, sono coltivazioni fondamentali per la rotazione delle colture nei terreni. I legumi dovrebbero essere consumati almeno 3 volte alla settimana, ma nulla vieta di aumentare la frequenza di consumo per essere più sostenibili.
Al contrario dei legumi, la produzione di carne determina un impatto ambientale molto alto e la carne rossa è l’alimento che, tra tutti, determina il maggiore impatto ambientale. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui i due principali sono: la notevole quantità di suolo, che viene utilizzata per il pascolo degli animali e per la produzione del foraggio destinato all’alimentazione dei ruminanti (bovini e ovini soprattutto); l’emissione di metano da parte degli animali attraverso le loro deiezioni, un gas che altera il clima. Inoltre, se gli allevamenti sono di tipo intensivo, il consumo di suolo, energia e acqua può essere notevole. In una dieta sostenibile, pertanto, si dovrebbe ridurre fortemente il consumo di carni rosse, sia fresche sia trasformate. L’impatto ambientale delle carni bianche, come il pollame, è invece nettamente inferiore; sono quindi da preferire rispetto alle carni rosse, fino ad un massimo di 3 volte alla settimana.
Il pesce determina un impatto ambientale medio, dovuto principalmente alla produzione del mangime per i pesci di allevamento o al trasporto e alla logistica nel caso delle specie catturate al largo da flotte di pescherecci con reti a strascico. Meglio prediligere i pesci di piccola taglia, come quello azzurro, evitando così una depauperazione delle specie più grandi, che spesso coincidono con le più consumate dalla popolazione. Per le sue proprietà nutrizionali, tra cui l’apporto degli acidi grassi omega-3, il pesce andrebbe consumato 3-5 volte a settimana.
I derivati animali come latte, yogurt e uova presentano emissioni basse e medio-basse. I formaggi, invece, essendo un prodotto che si ottiene dal latte dei ruminanti (principalmente bovini ma anche ovini e caprini), hanno un impatto ambientale più elevato. Il loro consumo dovrebbe essere moderato, da 1 a 3 volte a settimana, preferendo quelli freschi e magri.
Scegliere in maniera più consapevole i cibi che compongono la nostra dieta, pensando al loro impatto sull’ambiente, è un passo notevole che compiamo per essere più sostenibili. Ci sono altre accortezze da considerare che riguardano il modo in cui li conserviamo e li consumiamo, le azioni che intraprendiamo per ridurre lo spreco alimentare e non da ultimo come smaltiamo gli imballaggi in cui sono confezionati gli alimenti che acquistiamo.
Ecco quindi i 10 consigli pratici del team Smartfood per adottare un’alimentazione più sostenibile!
Nelle nostre case si sprecano circa 500 g di cibo a settimana, per un valore economico annuo pari a circa 6 miliardi e mezzo di euro. Uno spreco economico, oltre che di risorse ambientali, davvero notevole.
L’ONU, nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, ha posto un obiettivo da raggiungere entro il 2030: il dimezzamento dello spreco alimentare, a cui tutti siamo chiamati a contribuire.
Alimenti mal conservati o dimenticati in dispensa possono essere un’altra fonte di spreco quando non sono più idonei al consumo.
Se hai cucinato del cibo in più, puoi congelarlo!
Con un po’ di fantasia in cucina puoi utilizzare gli avanzi come ingredienti per altre ricette, oppure conservarli in frigorifero, in contenitori ermetici, e consumarli il giorno successivo.
Consumare troppa carne rossa non fa bene né a noi né all’ambiente. È l’alimento con il maggiore impatto ambientale. Ridurre o abbattere il suo consumo definisce una svolta sostenibile alla nostra alimentazione. Non è necessario rinunciare del tutto alla carne rossa per fare la differenza, l’importante è limitarla in favore di un maggiore apporto di fonti proteiche vegetali.
I legumi sono la fonte proteica più sostenibile, dovremmo consumarli almeno 3 volte a settimana, ma anche 5 o più. Non solo hanno un impatto ambientale molto basso, ma restituiscono azoto ai terreni in cui sono coltivati, limitando l’impiego di fertilizzanti azotati.
Preferire frutta e verdura di stagione ci garantisce che quel cibo che stiamo acquistando non provenga da troppo lontano. Fare riferimento a produzioni locali è un’ottima strategia per operare scelte sostenibili: se acquistiamo, ad esempio, pomodori e fragole a gennaio, dobbiamo essere consapevoli del fatto che quei prodotti possano venire da paesi tropicali, e che, quindi, abbiano percorso numerosi km per arrivare sui banchi del supermercato. L’indicazione della provenienza di frutta e verdure fresche è obbligatoria, è sempre possibile, quindi, controllare l’origine geografica di ciò che intendiamo acquistare.
Purtroppo, insieme al pane, la verdura e la frutta sono gli alimenti che vengono maggiormente sprecati, spesso perché si deteriorano molto velocemente. Possiamo allora:
Bere acqua del rubinetto è la scelta più sostenibile per garantirci una corretta idratazione, eppure, secondo dati Istat del 2022, circa il 30% delle famiglie italiane non si fida di bere l’acqua del rubinetto, una sfiducia che nel caso delle regioni insulari riguarda più della metà delle famiglie.
Tranne in rari casi isolati, l’acqua erogata dagli acquedotti italiani è di ottima qualità. Inoltre, i controlli sulle acque sono rigorosi e molto frequenti e le analisi sono disponibili su richiesta del cittadino.
Dal punto di vista della salute non c’è alcun motivo di preferire l’acqua minerale confezionata, che invece ha un impatto ambientale notevole a causa della plastica impiegata e, in misura maggiore, del trasporto delle voluminose casse d’acqua.
In casa, quindi, consuma acqua del rubinetto e utilizza una borraccia per portarla sempre con te in ufficio, in palestra, a scuola o nel tempo libero. Esistono ormai in commercio svariate tipologie di borracce, comprese quelle termiche, in grado di mantenere il freddo o anche il caldo, nel caso si voglia portare con sé tè o tisane. Utilizzare le borracce al posto delle bottigliette d’acqua in plastica rappresenta sicuramente una scelta green!
Leggi anche: L’importanza dell’idratazioneÈ importante in un’ottica di sostenibilità, fare attenzione non solo alla tipologia di alimenti che intendiamo acquistare, ma anche alle loro confezioni. Spesso i prodotti alimentari sono venduti in più di un imballaggio, in plastica o anche in carta. Per ridurre la nostra produzione di rifiuti, specie quelli in plastica, è essenziale quindi:
La produzione dei rifiuti, ed in particolare la loro gestione, rappresentano un enorme problema su scala mondiale. L’aumento della popolazione e dei consumi, ha portato ad un notevole incremento dei rifiuti prodotti.
È chiaro che una gestione inadeguata dei rifiuti contribuisce inevitabilmente al cambiamento climatico e all'inquinamento del suolo e delle acque. Il minimo che possiamo fare come singoli è fare correttamente la raccolta dei rifiuti:
In questo nuovo podcast abbiamo intervistato per voi esperte ed esperti che si occupano non solo di alimentazione, ma anche di altre tematiche legate alla sostenibilità ambientale. Si parla di dieta e salute del pianeta, fonti proteiche alternative, come ridurre gli sprechi e molto altro!
Clicca sulle immagini per ascoltare gli episodi direttamente dal player sul nostro sito o sulla tua piattaforma di ascolto preferita (Spotify, Apple Podcasts, Spreaker, Google Podcasts e Amazon Music).