Latte e latticini sono stati considerati, nel corso degli ultimi anni, tra i maggiori sospettati per lo sviluppo dei tumori ed in particolare del tumore del seno. Principalmente, sono state formulate numerose ipotesi sul ruolo che alcuni componenti, soprattutto del latte, quali caseina, fattori di crescita come l’IGF-1, ormoni e grassi saturi, avrebbero nello stimolare lo sviluppo tumorale. Molti studi di laboratorio, svolti in modelli cellulari o animali, che hanno attribuito ad ognuna o più di queste componenti un ruolo nell’aumento del rischio di tumore, non hanno poi trovato riscontro negli studi epidemiologici sull’uomo, che coinvolgono un gran numero di persone.
Tuttavia, per alcune sedi tumorali, si osservano talvolta risultati contrastanti anche negli studi epidemiologici: alcuni non mostrano correlazioni tra consumo di latte/latticini e rischio di tumore, altri invece rilevano associazioni positive (di aumento del rischio), altri ancora negative (di protezione). Quando in letteratura scientifica si osservano queste discrepanze, bisogna sempre analizzare attentamente le evidenze, considerando, innanzitutto, la qualità degli studi e poi, come in questo caso, quali differenze potrebbero esserci nelle tipologie di consumo delle popolazioni esaminate. Per esempio: che tipo di “latticini” sono stati considerati? Solo quelli magri? Solo quelli grassi? Oppure entrambi? Se per gli addetti ai lavori analizzare e comprendere in maniera più ampia tali risultati può essere difficoltoso, ma non impossibile, alla popolazione, ed in particolare a quella oncologica, rischia di rimanere in testa solo tanta confusione su cosa sia più appropriato fare per la propria salute. Ecco, quindi, che emerge la necessità di fare affidamento non a singoli studi ma alle analisi comprensive della letteratura, effettuate da istituzioni importanti come il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF - World Cancer Research Fund), una delle principali autorità nell’ambito della ricerca per la prevenzione dei tumori.
Dalle analisi effettuate dal WCRF emerge un ruolo protettivo dato dal consumo di latte e latticini, nei confronti del tumore del colon-retto, con un grado di evidenza forte. L’evidenza emerge singolarmente sia per il solo consumo di latte, sia per quello di formaggi, che per il quantitativo di calcio nella dieta.
La riduzione del rischio è modesta, ma con un buon grado di evidenza, tanto che il WCRF afferma che è probabile che il consumo di latte e latticini protegga dal tumore del colon-retto.
L’associazione osservata è stata in larga parte attribuita all’elevato contenuto di calcio di questi prodotti. Questo minerale, tra le numerose funzioni che svolge nell’organismo, interviene anche nel controllo di differenziazione e proliferazione cellulare. Anche altri componenti bioattivi, presenti in latte e latticini, potrebbero contribuire a tale effetto protettivo.
Qui si sfata uno dei miti più duri a morire: il latte non è un fattore di rischio per il tumore del seno. Molto meno famosi, purtroppo, sono invece fattori per i quali l’evidenza di un aumento del rischio è molto forte, come l’alcol e l’eccesso di peso corporeo.
Per il consumo di latte e latticini l’evidenza che emerge dall’analisi del WCRF, seppur limitata, è di un ruolo protettivo rispetto all’insorgenza del tumore al seno: l’associazione viene infatti definita “limitata ma indicativa” di una riduzione del rischio.
Non risulta alcun tipo di associazione per il solo consumo di latte, mentre questo ipotetico effetto protettivo emerge per i latticini e per le diete ricche in calcio, ma solo rispetto ai tumori insorti in pre-menopausa.
Leggi anche: È possibile ridurre il rischio di tumore del seno attraverso l’alimentazione e lo stile di vita?Anche per questa sede tumorale l’evidenza è limitata, ma nel verso opposto: sembrerebbe che il consumo di latte e latticini, ma anche diete ricche in calcio, potrebbero aumentare il rischio di tumore della prostata. Il WCRF afferma, però, che sebbene emerga un aumento del rischio, quando si considerano i diversi stadi della malattia (non avanzata/avanzata/fatale), tale relazione appare poco chiara. Restano, inoltre, ancora da chiarire molti dei meccanismi biologici alla base di questa associazione.
Il WCRF non crea allarmismi rispetto al consumo di latte e latticini, anzi attribuisce loro un probabile ruolo protettivo, in particolare per il tumore del colon-retto; tuttavia, per il momento, non ha ancora inserito tra le raccomandazioni per la prevenzione indicazioni sul consumo di latte nella dieta.
Anche in numerosi documenti che riguardano la dieta delle persone con tumore e in terapia, come quello dell’autorevole American Cancer Society, non ci sono divieti rispetto al consumo di latte e latticini, se non in particolari situazioni in cui questi prodotti potrebbero peggiorare gli effetti collaterali sull’apparato gastrointestinale, che talvolta si verificano con determinate terapie oncologiche.
In generale, possiamo dire che, se non si hanno problemi di intolleranza al lattosio e non ci sono scelte etiche che ne prevedono l’esclusione, come nella dieta vegana, non c’è ragione di escludere il latte dalla propria dieta, anche per chi ha già avuto un tumore.
Le linee guida Smartfood suggeriscono l’assunzione di 1-2 porzioni al giorno tra latte e yogurt, dove una porzione corrisponde a 125 g, e da 1 a 3 porzioni di formaggi a settimana, nella porzione di 100 g, per quelli freschi e magri, e di 50 g, per quelli stagionati. Sono da preferire i formaggi freschi e magri, con un contenuto di grassi inferiore al 25%, possibilmente a ridotto contenuto di sale.
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