Quando si parla di fitosteroli ci si riferisce, solitamente, a due categorie di composti:
Si tratta di molecole strutturalmente e funzionalmente simili che si trovano naturalmente nelle piante e di cui si conoscono circa 200 tipologie diverse. Appartengono alla famiglia degli steroidi e fanno quindi parte della classe dei lipidi, inoltre la loro struttura chimica è analoga a quella del colesterolo. Come nel caso di tutti i fitocomposti, i fitosteroli non possono essere sintetizzati dall’uomo e vengono quindi introdotti solamente con la dieta. Tra i più comuni troviamo il beta-sitosterolo, il campesterolo e lo stigmasterolo. Gli effetti di queste molecole sulla riduzione dell’assorbimento intestinale del colesterolo sono stati oggetto di studio per molto tempo e sono noti fino dagli anni ’50, tuttavia le dosi richieste per espletare tali effetti sono molto alte, considerando anche il fatto che l’assorbimento intestinale dei fitosteroli è minimo. Vi sono, inoltre, perplessità riguardo ai potenziali effetti negativi di tali dosi, che potrebbero bloccare non solo l’assorbimento di colesterolo, ma anche di altri importanti nutrienti.
Grazie alla somiglianza strutturale con il colesterolo, i fitosteroli sono in grado di competere con l’assorbimento intestinale di quello assunto con l’alimentazione. Il colesterolo, essendo di fatto un grasso e pertanto non solubile in acqua, per essere assorbito nell’intestino deve essere “immagazzinato” in strutture chiamate micelle lipidiche. I fitosteroli, quando assunti in quantità sufficienti, possono prendere il posto del colesterolo all’interno di queste strutture, ostacolandone, quindi, in parte l’assorbimento ed espellendolo con le feci. Questo ridotto assorbimento viene “percepito” dal fegato e determina l’attivazione di recettori per un particolare tipo di colesterolo, il cosiddetto colesterolo “cattivo” (colesterolo LDL). Questo verrà, quindi, richiamato dal circolo sanguigno e portato al fegato, riducendo così la quota di LDL diretta alle arterie. Come emerso da alcuni studi in vitro e su animali da laboratorio, questo processo ha effetti benefici su alcune patologie cardiache, in particolare l’aterosclerosi.
I fitosteroli si trovano, come suggerisce il nome, esclusivamente negli alimenti di origine vegetale: in testa ci sono gli oli, ma sono presenti in quantità minore anche nella frutta a guscio, nei semi oleosi, nei legumi, in cereali integrali, frutta e verdura.
Le concentrazioni, nella maggior parte degli alimenti, sono tuttavia basse. Nell’Unione europea, i fitosteroli possono essere addizionati a prodotti quali latte, yogurt, formaggi, pane di segale, bevande di soia, salse piccanti, condimenti per insalate, maionese e bevande a base di riso. L’EFSA (European Food Safety Authority) ha stabilito che sui prodotti che forniscono almeno 0,8 g di fitosteroli per una o più porzioni, è possibile appore claims salutistici riguardo al beneficio nel mantenimento di livelli di colesterolo normali. In un più recente report, in riferimento a prodotti alimentari specifici, EFSA afferma che l’assunzione giornaliera di circa 3 g di fitosteroli per un periodo di almeno 2-3 settimane, può portare ad una riduzione delle concentrazioni di colesterolo LDL in media dell’11,3%. Tuttavia, ci sono una serie di indicazioni obbligatorie che il produttore deve segnalare sulla confezione di alimenti o ingredienti alimentari con aggiunta di fitosteroli, esteri di fitosterolo, fitostanoli o esteri di fitostanolo, secondo il reg. CE 1169/2011. Ad esempio, evidenziare che l’alimento è destinato esclusivamente alle persone che intendono ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, o che i pazienti che seguono un trattamento ipocolesterolemizzante devono consumare il prodotto solo sotto controllo medico.
Inoltre, è bene non abusare di tali prodotti, in quanto un’assunzione giornaliera superiore ai 3 g può limitare l’assorbimento, oltre che del colesterolo, anche di fitocomposti liposolubili come il beta-carotene, fondamentale per la produzione della vitamina A. Infine, i prodotti addizionati di fitosteroli potrebbero risultare inadeguati dal punto di vista nutrizionale per le donne in gravidanza, le donne che allattano e i bambini di età inferiore ai cinque anni.
Le concentrazioni di fitosteroli negli alimenti tendono ad essere piuttosto basse. Basti pensare che in 100 g di mandorle e in 100 g pistacchi sono presenti in media rispettivamente 143 e 255 mg di fitosteroli, mentre negli oli, dove si trovano le massime concentrazioni, si varia da alcune centinaia fino a circa 1000 mg per 100 g di prodotto.
Per garantirsi un corretto apporto di fitosteroli è sufficiente, quindi, avere una dieta equilibrata e varia scegliendo alimenti che ne contengono (legumi, frutta a guscio, semi oleosi e oli vegetali), o preparazioni che associano più fonti di fitosteroli (insalata con semi di zucca e noci condita con olio di semi di mais, oppure yogurt bianco con mandorle sbriciolate).