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La frutta ai pasti ingrassa?

Non ci sono evidenze per avvalorare la teoria che mangiare la frutta a pranzo possa far ingrassare. Al contrario, consumare frutta prima o dopo i pasti porta dei vantaggi e non va dimenticato che è una tipica usanza mediterranea. Quanta se ne consuma fa la differenza.

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La frutta durante i pasti favorisce l’accumulo di peso e fermenta

Quel che ad oggi sembra largamente condiviso dai nutrizionisti è che l’introduzione della frutta ai pasti possa apportare più benefici che danni.

Infatti, la frutta ha una bassa densità calorica, cioè poche calorie su 100 grammi, per via dell’elevato contenuto di acqua e del contenuto in grassi nullo. Per di più la presenza di fibra rende la frutta un alimento piuttosto saziante, specialmente prima del pasto.

Tranne situazioni particolari e soprattutto soggettive, la fermentazione nello stomaco della frutta a fine pasto è un precetto che rappresenta le correnti più filosofiche dell'igienismo alimentare, o della naturopatia, che non ritrova riscontro scientifico.

La frutta è altamente indicata nella prevenzione delle patologie cronico degenerative, incluso il diabete.

La frutta prima e dopo il pasto apporta dei benefici, probabilmente anche in termini di perdita di peso

Alcuni studi dimostrano come consumare un frutto prima del pasto diminuisca la sensazione di fame e sia in grado di aumentare il controllo delle porzioni, limitando nel complesso le calorie totali. Consumare frutta a fine pasto, anche in questo caso, non sembra essere così deleterio.

L’accusa di aumentare gli zuccheri del pasto e quindi la conseguente risposta dell’insulina non trova piena conferma. La frutta è ricca di zuccheri semplici, prevalentemente di fruttosio, che stimola meno l’insulina rispetto all’amido presente in un piatto di pasta, e di fibre capaci di rallentare l’assorbimento intestinale degli zuccheri. Se si mangiano 150 grammi di pasta ed un frutto, probabilmente non è la frutta che va ridotta.

Un’altra evidenza sul buon utilizzo della frutta, specialmente dopo pasti abbondanti, arriva da una revisione scientifica pubblicata da Endocrine, Metabolic & Immune Disorders - Drug Targets. L’effetto positivo, in questo caso, è mediato dai polifenoli dotati di attività antiossidante ed antinfiammatoria che contrastano l’effetto di un pasto abbondante ricco di zuccheri e grassi.

Per cui quello che ancora una volta sembra essere efficace non è dare restrizioni troppo vincolanti, che oltretutto fanno precipitare l’adesione delle persone alla dieta, bensì rifarsi alla sensibilità e ai ritmi individuali. Non esiste una legge uguale per tutti sul momento ideale in cui consumare la frutta. Esistono però delle indicazioni su quanta consumarne. Le linee guida di sana alimentazione parlano di 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura, una quantità facilmente raggiungibile.

Se non siete ancora convinti, Ancel Keys, “scopritore” della Dieta Mediterranea, nel portare come esempio agli americani il pasto dell’Italia meridionale degli anni Cinquanta, affermava: “Come dessert, sempre frutta fresca”.

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