In tutto il mondo, fagioli e riso sono generalmente consumati insieme come pasto completo. Considerando la crescente diffusione del diabete di tipo 2, non è stato studiato a fondo l’effetto di questo pasto tradizionale sulla risposta glicemica.
Per far luce su tale aspetto questo studio ha messo a confronto, in soggetti affetti da diabete di tipo 2, la risposta glicemica al tradizionale piatto unico a base di riso e fagioli rispetto al consumo del solo riso. A questo studio d’intervento randomizzato cross-over 4×4 hanno partecipato diciassette individui con diabete di tipo 2 in trattamento con metformina (n = 14) o con diabete controllato da dieta/esercizio fisico (n = 3), di età compresa tra i 35 e i 70 anni. Il pasto di controllo a base di riso bianco a lunghi grani e i pasti a base di fagioli borlotti/riso, fagioli neri/riso, fagioli rossi/riso, tutti caratterizzati da un contenuto di carboidrati disponibili pari a 50 g, sono stati consumati a colazione dopo 12 ore di digiuno. Le misurazioni della glicemia nel sangue capillare sono state effettuate al basale e a intervalli di 30 minuti fino a 180 minuti post-prandiali. L’analisi MANOVA su misure ripetute ha stabilito differenze di glicemia tra i diversi trattamenti. A seguito di una MANOVA significativa, i t test per dati appaiati hanno identificato le differenze tra i vari tipi di fagioli e il controllo a base di solo riso.
I risultati mostrano che i valori glicemici post-prandiali a 90, 120 e 150 minuti sono significativamente più bassi per i tre pasti a base di fagioli e riso rispetto al controllo. I valori dell’area incrementale sotto la curva sono risultati significativamente più bassi per i pasti con fagioli borlotti e con fagioli neri/riso rispetto al solo riso, ma non per i fagioli rossi.
Rispetto al solo riso, i fagioli borlotti, i fagioli rossi e i fagioli neri con riso sono capaci di attenuare la risposta glicemica. Da ciò possiamo concludere che la promozione del consumo di alimenti tradizionali può fornire una gestione non farmacologica del diabete di tipo 2 e può migliorare l'aderenza alimentare tra diversi gruppi culturali.
Questo studio è stato registrato presso: ClinicalTrials.gov e identificato come: NCT01241253.