Mangiare sano e sostenibile si può? Circa 40 esperti, chiamati a rispondere a questa domanda da una delle riviste scientifiche più importanti e prestigiose, Lancet, in una recente pubblicazione, hanno affermato che è assolutamente possibile!
Per farlo, tuttavia, è necessario rivedere le abitudini alimentari di singoli e comunità, migliorare i metodi di produzione e ridurre gli sprechi alimentari.
Una sfida ardua da affrontare, ma che con l’impegno delle istituzioni e dei singoli individui è possibile vincere.
In particolare, i ricercatori evidenziano come una dieta basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale e povera di quelli di origine animale, comporti benefici per la salute e per l’ambiente.
Da questo enorme lavoro di revisione della letteratura è stato proposto, quindi, un modello alimentare che tiene in considerazione questi duplici aspetti, dando origine alla cosiddetta dieta sostenibile.
Con il termine dieta sostenibile, più precisamente definita dalla commissione di esperti “Planetary health diet”, si vuole evidenziare il ruolo fondamentale che svolge l’alimentazione come collegamento tra lo stato di salute e la sostenibilità ambientale, due concetti che si devono integrare al fine di trasformare il sistema agroalimentare.
Una dieta sostenibile è quindi un modello alimentare a basso impatto ambientale.
Quando si parla d’impatto ambientale delle produzioni alimentari si deve tenere in considerazione tutto il ciclo di vita: dalla coltivazione, alla raccolta, alla trasformazione, all’imballaggio, fino allo smaltimento finale del prodotto. Nel dettaglio, si parla di analisi del ciclo di vita (LCA).
Per valutarlo, esitono numerosi indicatori che aiutano ad apprendere, in modo semplice, un fenomeno così complesso. I più diffusi sono:
INDICATORI | COSA ESPRIME | UNITÀ DI MISURA |
Impronta del carbonio |
L’emissione di gas serra o gas climalteranti responsabili dei cambiamenti climatici. È legato strettamente all’uso d’energia. |
Massa (kg di CO2 equivalente)
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Impronta ecologica |
La superficie di terra (o mare) necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni di CO2 sviluppate lungo il ciclo di vita di un prodotto, dal campo allo smaltimento. |
Superficie (m2 globali) |
Impronta idrica |
I consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche da parte del sistema produttivo. |
Volume (litri o m2) di acqua
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La produzione di cereali e dei loro derivati ha un impatto ambientale poco rilevante, rispetto alle altre categorie di alimenti. Solamente la coltivazione del riso presenta un’impronta idrica rilevante, poiché nelle risaie si richiede un’irrigazione copiosa.
I cereali, in particolare quelli integrali, non dovrebbero quindi mai mancare all’interno di una dieta sana e sostenibile. Rappresentano la principale fonte di carboidrati complessi, in particolare amido, utilizzati dalle cellule per la produzione di energia.
Inoltre, contribuiscono alla quota di fibra, difficile da raggiungere solo con le porzioni raccomandare di frutta e verdura.
Tra gli alimenti fonte di proteine, quelli a minor impatto ambientale sono i legumi. Nel loro ciclo di vita, ciò che contribuisce maggiormente all’emissione di gas serra e al consumo di energia sono la lavorazione e la cottura. Tuttavia, le coltivazioni di legumi sono in grado di trasferire al suolo l’azoto assorbito dall’atmosfera, favorendo pertanto una riduzione dell’uso dei fertilizzanti. Inoltre, sono coltivazioni fondamentali per la rotazione delle colture nei terreni.
I legumi, quindi, non solo giocano un ruolo chiave per la salute, ma anche per l'ambiente.
La produzione di carne determina un importante impatto ambientele, che inizia dalla coltivazione del foraggio. È bene precisare che il tipo di allevamento ha un effetto diverso sull’emissione di gas serra, alcuni studi mostrano come l’impatto ambientale delle carni bovine sia notevolmente superiore rispetto a quelle avicole.
In una dieta sostenibile, pertanto, tra le carni si dovrebbero prediligere quelle bianche e ridurre quelle rosse, sia fresche sia trasformate. Niente di diverso rispetto alle raccomandazioni per una sana alimentazione.
Restando nell’ambito zootecnico, la produzione di latte e derivati ha un impatto ambientale minore rispetto a quello delle carni. Questi alimenti rappresentano un’ottima fonte di proteine e calcio, nelle porzioni raccomandate possono rientrare in una dieta sana e sostenibile.
Infine il pesce, oltre ad essere un’eccellente fonte proteica presenta ottime quantità di acidi grassi buoni, in particolare nel pesce azzurro si trovano gli omega-3, indiscussi attori della prevenzione cardiovascolare. Sebbene sia necessario lavorare ancora sulla tutela delle diverse specie marine, negli ultimi anni sono numerosi i provvedimenti adottati dai diversi paesi, in ambito della pesca in acquacoltura, per la loro salvaguardia.
Tra le diverse tipologie di pesce si dovrebbero prediligere quelli di piccola taglia, evitando così una depauperazione delle specie più grandi, che spesso coincidono con le più consumate dalla popolazione.
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Alimenti che non dovrebbero mai mancare ad ogni pasto, l’impatto ambientale di frutta e verdura è molto variabile, in base al tipo di coltivazione e al processo di trasformazione.
Ad esempio, la coltivazione in serra o la conservazione per lunghi periodi nelle celle frigorifere aumentano notevolmente il consumo di energia e, quindi, l’impatto ambientale di quella produzione.
Si dovrebbero quindi preferire i prodotti stagionali, tenendo in considerazione che, ad oggi, è difficile stabilire con precisione un calendario. Le semine e i periodi di raccolta si sono modificati nel tempo, a seguito delle nuove tecniche di coltivazione e delle variazioni climatiche, con conseguente disponibilità di varietà precoci e tardive nel mercato ortofrutticolo, in periodi diversi e più lunghi.
È preferibile acquistare prodotti biologici?A questa domanda non c’è una risposta univoca. Sicuramente l’agricoltura biologica ha l’obiettivo di tutelare la salute ambientale, tuttavia ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione se si fa una valutazione su più larga scala, in ambito di impatto ambientale. Ad esempio, il fatto che nell’agricoltura biologica viene utilizzata una superficie maggiore per avere lo stesso quantitativo di raccolto, rispetto all’agricoltura convenzionale.
Inoltre, ad oggi, non ci sono studi che dimostrino come i prodotti biologici, rispetto a quelli convenzionali, siano migliori dal punto di vista nutrizionale ed effetti positivi sulla salute.
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Per comprendere al meglio il modello della dieta sostenibile, il gruppo di lavoro di Eat-Lancet, ha ideato il piatto sano e sostenibile.
Circa metà del piatto dovrebbe essere composta da verdura e frutta, a seguire la principale fonte di carboidrati è rappresentata dai cerali integrali. Un piccolo spicchio è dedicato ai vegetali amidacei, come le patate.
Per quanto riguarda gli alimenti fonte di proteine, la preferenza dovrebbe essere data soprattutto a vegetali, legumi e frutta a guscio, a seguire i formaggi magri, pesce, uova, carni bianche e carne rossa.
Tra i grassi da prediligere quelli buoni, ossia gli alimenti fonti di grassi insaturi come olio extravergine d’oliva e altri oli vegetali.
Infine, una piccola porzione del piatto è coperta dagli zuccheri aggiunti. Questi ultimi devono essere, infatti, limitati il più possibile, un eccesso può favorire le condizioni di sovrappeso e obesità, che a loro volta sono un fattore di rischio per le patologie più diffuse nei paesi occidentali.
Analizzandolo spicchio per spicchio, si nota come il piatto sano sostenibile, in fondo, non si discosti molto dalla rappresentazione dell’Harvard Medical School di Boston del piatto del mangiar sano.
Scopri il piatto SMARTTra i numerosi obiettivi volti a rendere il sistema agroalimentare sostenibile, rientra a pieno titolo anche la lotta contro gli sprechi. Le azioni messe in atto per raggiungere questo obiettivo devono essere messe in atto durante tutto il processo produttivo, coinvolgendo non solo le industrie ma anche i singoli individui.
Ecco alcuni consigli utili per ridurre gli sprechi anche a casa:
Queste azioni sono dei piccoli gesti che possono contribuire, sebbene in piccola parte, alla salvaguardia del pianeta. Tuttavia, è opportuno tenere a mente che è necessario un approccio multisettoriale per una trasformazione su larga scala del sistema alimentare.