In inverno può risultare più complicato riuscire a bere i famosi 2-2,5 litri di liquidi giornalieri raccomandati. Ma niente paura, varie bevande ci possono aiutare, scaldandoci e rendendo l’idratazione piacevole!
Come sappiamo oramai molto bene, una corretta idratazione è fondamentale per la salute, in qualsiasi stagione dell’anno. Tuttavia, in inverno può essere più difficile raggiungere i 2-2,5 litri di liquidi giornalieri raccomandati. Le basse temperature, infatti, fanno percepire meno la sete e restare idratati può diventare, quindi, più complesso.
Anche nella stagione più fredda, però, è possibile riuscire a bere senza fare troppa fatica, scegliendo tra numerose tipologie di bevande calde. La loro varietà di sapori ed aromi, infatti, soddisferà il nostro palato e la temperatura ci donerà una piacevole sensazione di calore, il tutto consentendoci di raggiungere il nostro obiettivo: l’idratazione!
Bevande calde a confronto
Esistono davvero numerose opzioni di bevande calde tra cui scegliere, ognuna con caratteristiche specifiche, in grado di poter assecondare praticamente i gusti di ognuno. Vediamo insieme le particolarità delle più conosciute, per capire su quali è meglio puntare per idratarsi, continuando a seguire uno stile di vita salutare.
Il caffè è ottenuto dalla torrefazione, macinazione ed estrazione dei semi di alberi tropicali, appartenenti al genere Coffea. Ne esistono numerose specie, alle quali corrispondono le diverse varietà. Bere il caffè espresso, date le ridotte dimensioni, non contribuisce drasticamente all’idratazione giornaliera; tuttavia, quello americano e/o solubile possono garantire un introito maggiore di liquidi.
Se non si sceglie la versione decaffeinata, facciamo solo attenzione alla quantità totale di caffeina giornaliera ingerita. Una tazzina di caffè moka all’italiana ne contiene in media 125 milligrammi, un espresso circa 80 milligrammi e un caffè americano 90. Quindi, se non ricorressimo in modo esagerato ad altre fonti di caffeina, potremmo consumare 3 tazzine di caffè nell’arco della giornata con assoluta tranquillità. In adulti sani, infatti, l’assunzione di caffeina fino a 400 mg al giorno, non comporta problemi di salute. Attenzione, pertanto, a non superare le 5 tazzine di caffè al giorno, tenendo conto anche di altre possibili fonti di caffeina (una tazza di tè da 220 ml ne contiene 50 mg e 30 g di cioccolato 18 mg). Nel caso in cui se ne facesse uso, il numero di tazzine giornaliere di caffè dovrebbe diminuire.
Buone notizie, infine, dal fronte caffè e salute! Nel contesto di un suo consumo adeguato, infatti, secondo gli ultimi report del World Cancer Research Fund (WCRF) e dell’European Society of Cardiology un’assunzione regolare di caffè può ridurre il rischio di sviluppare tumore al fegato, all’endometrio e apportare benefici al sistema cardiovascolare.

Il caffè d’orzo può essere una valida alternativa per chi non amasse quello classico, o volesse consumare una bevanda calda senza caffeina. Si ottiene mettendo in infusione l’orzo tostato e macinato e lo si può sia preparare in casa a partire dalla polvere solubile, oppure con la moka da orzo o utilizzando le cialde. È possibile ordinarlo anche al bar o trovarlo nei distributori automatici di bevande. Attenzione a scegliere sempre le formulazioni senza zucchero aggiunto. Poiché l’orzo contiene glutine, il consumo di questa bevanda è sconsigliato alle persone con celiachia.
Con il termine ginseng si fa riferimento alla radice di Panax ginseng C.A. Meyer. Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Areliacee, cresce spontaneamente in Cina, Nepal e Corea. Altre specie di ginseng sono il P. japonicus (ginseng giapponese, proveniente dal Giappone, dall’India e dal sud della Cina) ed il P. quinquefolius (ginseng americano, che cresce nelle foreste americane e in Canada). Le sue radici contengono una miscela complessa di saponine triterpeniche, chiamate ginsenosidi, il cui contenuto può variare tra le diverse specie e viene anche influenzato dal metodo di lavorazione della radice.
Esistono diverse formulazioni commerciali attraverso cui è possibile assumere il ginseng (compresse, tavolette masticabili, tisane, granulato per soluzione orale, bevande etc.) e a cui corrispondono concentrazioni differenti della radice.
Nel caso della bevanda o “caffè al ginseng”, che si trova nei bar o nei distributori automatici, il contenuto della radice in polvere è molto basso (circa 0,3% - 1%). Sarebbe, perciò, più corretto parlare di bevanda aromatizzata al ginseng, la quale contiene anche altri ingredienti, come quelli a seguire.
- Crema di latte o di bevanda vegetale.
- Caffè in percentuale variabile, in alcuni casi può anche essere decaffeinato.
- Zucchero in quantità differenti, a seconda del brand considerato.
Nonostante non vi siano evidenze scientifiche chiare che attestino la sua efficacia, al ginseng (e anche alla bevanda che lo contiene) vengono spesso associati effetti benefici, come il miglioramento della resistenza fisica e mentale, azioni calmanti, rilassanti e rinvigorenti. Inoltre, gli si attribuisce la capacità di migliorare la circolazione sanguigna e di stimolare il transito intestinale. Non essendoci evidenze scientifiche solide al riguardo, e considerando anche il fatto che l’assunzione eccessiva delle bevande che lo contengono aumenterebbe sia l’apporto di caffeina (a meno che non se ne scelga la versione decaffeinata) che di zucchero, si sconsiglia di eccedere con il suo consumo.
Inoltre, in presenza di specifiche condizioni cliniche (malattie autoimmuni, disturbi emorragici, diabete, malattie sensibili agli ormoni, insonnia e trapianti d’organo), o quando si assumono farmaci particolari (warfarin, immunosoppressori, inibitori delle monoaminoossidasi e insulina) il consumo di ginseng potrebbe essere controindicato. In tutte queste circostanze, è preferibile consultare il proprio medico curante.
Dopo l’acqua, il tè è la bevanda più consumata al mondo, ne esistono numerosissime varietà (bianco, verde, nero etc.), anche se il tè verde e il tè nero sono le più diffuse. La pianta da cui derivano è la stessa, la Camellia sinensis, ma ciò che li distingue è la lavorazione delle foglie. Quelle del tè verde subiscono un breve trattamento al vapore, prima di essere essiccate e tritate, permettendo di preservare alcuni composti che, al contrario, nella lavorazione del tè nero si riducono. La macerazione delle foglie, primo passaggio della produzione del tè nero, infatti, induce l’ossidazione di tali composti. Le sostanze in questione sono i polifenoli, nello specifico, quelli della classe dei flavonoidi, il cui contenuto è maggiore nel tè verde: in 100 grammi di peso secco, se ne può addirittura trovare il 30%. I polifenoli sono sostanze ad attività antiossidante, studiate per il loro possibile ruolo benefico sulla salute cardiovascolare e nella prevenzione oncologica.
Una particolare varietà di tè verde, oggi molto nota anche in Occidente, è il tè Matcha. Ha antiche origini cinesi, ma coltivazione e modalità di preparazione si sono successivamente perfezionate in Giappone. È prodotto a partire da foglie di tè di qualità elevata, cresciute all’ombra. Una volta raccolto, viene trattato brevemente al vapore, in modo da proteggere le foglie dall’ossidazione, preservandone così il caratteristico sapore e il contenuto nutrizionale. L’ultima fase di preparazione prevede la macinatura ultra fine delle foglie, che le trasforma in una polverina verde brillante da sciogliere in acqua calda usando un’apposita frusta in bambù. Sono proprio queste particolari tecniche di coltivazione, estrazione e preparazione a rendere il Matcha un tè verde particolarmente ricco di polifenoli ad azione antiossidante (come l’epigallocatenichina gallato). Se piace il suo particolare sapore, il tè Mathca può essere una scelta smart per contribuire all’idratazione, ma non pensiate che la sua assunzione possa fare miracoli per la salute! Visto anche il costo non bassissimo, una qualsiasi altra tipologia di tè verde, che sia gradito, potrà contribuire sia all’idratazione che all’assunzione di molecole antiossidanti.
Per estrarre questi composti, senza rovinarli, la miscela o le bustine di tè non devono essere immerse nell’acqua bollente, ma intorno ai 70-80°C. Inoltre, maggiore è il tempo d’infusione del tè, maggiore sarà l’estrazione dei polifenoli dalle foglie: il tempo minimo stimato è di cinque minuti. Come detto in precedenza, anche nel tè è presente la caffeina, una tazza ne contiene poco più della metà, rispetto ad un caffè espresso (circa 50 mg). Tuttavia, se i polifenoli vengono estratti in maggiore quantità, interagendo con la caffeina, ne riducono i caratteristici effetti eccitanti. Il latte, al contrario, li neutralizza, ragion per cui bisognerebbe evitare di aggiungerlo all’infuso. Volendo, lo si potrebbe sostituire con la bevanda a base di soia, essendo priva di caseina non andrà ad interferire con l’attività di questi composti.
Per ottenere tutti i vantaggi correlati al consumo di tè, oltre a contribuire alla nostra idratazione, se ne potrebbero bere da 1 a 3 tazze al giorno, tenendo in considerazione il consumo di altre fonti di caffeina.
Il nostro consiglio è sempre quello di bere anche il tè al naturale, o magari con del succo di limone o aromatizzato con spezie dolci come la cannella, cercando di evitare l’aggiunta di zucchero.
Naturalmente, quanto detto fino ad ora sulle proprietà del tè non riguarda le bevande zuccherate in bottiglia che con questa bevanda non hanno praticamente nulla in comune e il cui consumo andrebbe addirittura evitato a causa, principalmente, della quantità non indifferente di zucchero che contengono.

Quando si parla di tisane e infusi a base di erbe, ci si riferisce ad un panorama molto vasto di bevande, dalle composizioni e concentrazioni molto differenti. Basti pensare, per esempio, alla camomilla, o alle numerose tipologie di erbe essiccate (menta, timo, maggiorana etc.) che si trovano in commercio come singole o mischiate tra loro e, a volte, anche aromatizzate con altri alimenti (come la frutta disidratata) o le spezie (come liquirizia, anice stellato, semi di finocchio etc.).
In linea generale, non ci sono particolari controindicazioni rispetto al loro consumo, ricordando sempre di avere l’accortezza di zuccherarle il meno possibile, o non zuccherarle affatto. Perciò possiamo certamente annoverare tisane e infusi non zuccherati tra le strategie più valide per restare idratati anche in inverno.
Nel caso in cui si sia affetti da patologie particolari (anche oncologiche), prima di assumere qualsiasi preparazione erboristica (specie se molto concentrata o in forma di gocce/pastiglie, anche se in questo caso non sarebbero definibili tisane/infusi, bensì integratori), è sempre consigliato consultare il proprio medico curante o oncologo, per evitare qualsiasi effetto avverso o possibile interazione con i farmaci che si stanno assumendo.
Il mate, o matè, o yerba mate è una bevanda ricavata dall’infusione di foglie d’erba mate (Ilex paraguariensis), una pianta originaria del Sudamerica. Come nel caso del tè, l’erba mate viene essiccata, tagliata, sminuzzata e, quindi, lasciata in infusione in acqua calda.
Esistono vari metodi per preparare questa bevanda, quello tradizionale prevede l’utilizzo di un contenitore, chiamato appunto mate, nel quale vengono inserite le foglie (fino a coprire 3/4 del recipiente); il contenitore viene, poi, inclinato, in modo che si possa versare dell’acqua tiepida senza bagnare le foglie in superficie, per idratare quelle inferiori. Dopo pochi minuti, tutte le foglie verranno lentamente ricoperte di acqua tra i 60 e i 70°C, con infusioni progressive. Secondo la tradizione, il mate deve essere bevuto subito, o non più tardi di 1-2 min.
Chiaramente, per le preparazioni domestiche, basterà mettere 1-2 cucchiai di erba mate in un filtro, all’interno di una tazza, e versarci, quindi, l’acqua calda.
Sebbene al mate siano state attribuite numerosissime proprietà salutistiche (miglioramento delle performance mentali, utilità in caso di prediabete, diabete, colesterolo alto, obesità, osteoporosi, patologie cardiovascolari, sindrome da fatica cronica, ritenzione idrica, mal di testa, pressione bassa e altre ancora) non esiste alcuna prova scientifica che sia stata in grado di corroborarle. L’unica evidenza forte raccomanda, al contrario di quanto suggerito dalla tradizione, di non consumare subito il mate, ma di attendere che la sua temperatura sia inferiore ai 60°C. Infatti, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) - l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - ha dimostrato che consumare bevande ad una temperatura superiore ai 65°C può favorire l’insorgenza di cancro all’esofago.
Quindi, bere il mate al di sotto di questa temperatura non comporta nessun rischio. Teniamo solo presente che anche questa bevanda contiene caffeina, in una quantità di circa 358 mg per litro, il che significa che una tazza da circa 200 ml ne avrà un contenuto di poco inferiore a quello di un caffè espresso (circa 70 mg).
Sarà senz’altro capitato a molti di bere una tazza di cioccolata calda in inverno, non solo per gola, ma anche per riscaldarsi. Se può donare un certo tepore, di sicuro non possiamo inserirla tra le bevande consigliate per aumentare la nostra idratazione quotidiana. Il suo contenuto medio di zuccheri e grassi, infatti, la colloca tra quelle tipologie di bevande da consumare solo saltuariamente, magari dopo aver fatto una bella ciaspolata. Piuttosto, potrebbe essere un’idea, per gli amanti del cioccolato, aggiungere ogni tanto al latte della colazione un cucchiaio di cacao amaro in polvere (senza zuccheri aggiunti).
Il consumo di alcolici, è sempre sconsigliato nel contesto di uno stile di vita sano, dato che queste tipologie di bevande aumentano il rischio di sviluppare 8 diverse tipologie di tumore e danneggiano anche la salute di cuore e vasi.
Se questo non bastasse, tutti gli alcolici disidratano l’organismo e, anche quelli bevuti caldi (grog, eggnog, bombardino, vin brulé etc.) con la promessa di donare tepore all’organismo, dopo un’iniziale sensazione di calore, data dalla vasodilatazione che determinano, provocano un effetto di vasocostrizione che fa aumentare fortemente la sensazione di freddo.
Se non la si sceglie semplicemente perché in inverno si fa fatica a bere l’acqua fredda, sappiate che la pratica di bere acqua calda (tipicamente consigliata alla mattina a digiuno, da sedicenti nutrizionisti che sostengono sia un toccasana per combattere numerose problematiche di salute) non ha nessuna proprietà terapeutica.
Bevande calde: attenzione allo zucchero
Un consumo eccessivo di zuccheri favorisce sovrappeso e obesità, tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie croniche. Le linee guida nazionali ed internazionali raccomandano di limitare il consumo di zuccheri liberi a non più del 10% dell’energia totale giornaliera.
È evidente, perciò, che il nostro consiglio sia quello di diminuirne (anche gradualmente) l’assunzione, in particolare, quando siamo noi ad aggiungerlo a bevande o cibi.
Cerchiamo, perciò, di scegliere sempre bevande calde senza zuccheri aggiunti all’origine e di dolcificarle il meno possibile (per un totale di non più di 2-3 cucchiaini al giorno), in modo da abituare progressivamente il palato a sapori meno dolci. È stato scientificamente provato che, in circa dieci giorni, i cibi che prima ci sembravano troppo amari risulteranno dolci al punto giusto, in quanto le papille gustative si disabitueranno a questo sapore, in maniera graduale.
Va tenuto presente, infine, che miele e zucchero di canna non sono più salutari dello zucchero raffinato e non hanno caratteristiche nutrizionali più interessanti. Anch’essi sono fonte di zuccheri semplici, per cui, rispetto ad un loro consumo, valgono le medesime indicazioni di moderazione, appena descritte.
Meglio evitare anche l’impiego di edulcoranti, non perché presentino, nelle dosi di utilizzo approvate dall’EFSA (European Food Security Agency - Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), alcun rischio per la salute, ma perché non fanno perdere il desiderio di dolce, non “educando” le papille gustative a sapori più neutri e naturali.
Bevande calde e rischio di tumore
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che chi consuma più volte al giorno bevande molto calde, con una temperatura superiore ai 65°C, ha una probabilità più alta di sviluppare il tumore dell’esofago. L’International Agency for Cancer Research (IARC) - l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha, infatti, inserito le bevande calde tra le sostanze probabilmente cancerogene (gruppo 2A). A dimostrazione del fatto che è l’eccessivo calore a rendere potenzialmente pericolose le bevande, caffè e mate non consumati bollenti sono stati inseriti dallo IARC nel gruppo 3, quello delle sostanze non classificabili come cancerogene.
È consigliabile, perciò, lasciar raffreddare le bevande calde, ad una temperatura inferiore ai 60°C, prima di consumarle.
Consigli Smart per favorire l’idratazione anche in inverno
A seguire, qualche altra strategia per incoraggiare il consumo di liquidi, anche nel periodo invernale.
- Vuoi portare sempre con te la tua bevanda calda? Puoi farlo, utilizzando una borraccia termica in grado di mantenere a lungo (anche per 24 ore) la temperatura desiderata. Questo permetterà di bere più spesso, durante la giornata.
- Non solo acqua e bevande calde! Anche frutta (agrumi, kiwi, mele etc.) e verdura invernali (radicchio, verza, zucca etc.) sono eccellenti fonti di liquidi. Per non parlare di zuppe, vellutate e minestroni, molto adatti ad essere mangiati in questo periodo dell’anno. Tutti questi alimenti possono contribuire significativamente all’apporto idrico Introducili nella tua alimentazione regolarmente: secondo il modello del piatto smart, bisognerebbe consumare 5 porzioni al giorno tra verdura e frutta (3 di verdura e 2 di frutta).
- Muoversi e allenarsi aumenta lo stimolo della sete, portandoci, perciò, a bere di più. Un ulteriore motivo, quindi, per ricordarci di essere fisicamente attivi anche in inverno!