A livello mondiale, nel 2022, sono stati diagnosticati quasi 20 milioni di nuovi casi di tumore. Quello del colon retto (Colorectal cancer - CRC) si colloca al terzo posto per incidenza (quasi 2 milioni) e al secondo per mortalità (oltre i 900 mila decessi). Nei prossimi due decenni, si prevede che il numero di persone affette da questa neoplasia aumenterà del 70,5%, superando i 3 milioni.
Tuttavia, l’implementazione dei programmi di diagnosi precoce e il miglioramento delle terapie hanno portato ad un costante aumento della sopravvivenza: il numero dei casi prevalenti per il tumore al colon-retto, a 5 anni dalla diagnosi, si colloca, infatti, al secondo posto, dopo il tumore alla mammella, arrivando a superare i 5,7 milioni di casi.
Secondo i dati più recenti del report AIOM-AIRTUM 2024 “I numeri del cancro in Italia”, nel nostro Paese ci sono stati circa 48.706 nuovi casi di CRC (27.473 uomini e 21.233 donne) e si stima che in Italia vivano, complessivamente, 442.600 persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore del colon retto (227.600 uomini e 215.000 donne).
Secondo gli enti scientifici più accreditati (tra cui il World Cancer Research Fund - WCRF), dieta, stile di vita e indice di massa corporea (IMC) giocano un ruolo particolarmente significativo nell’eziologia del CRC. Pertanto, agire su questi fattori di rischio modificabili è cruciale per prevenire il tumore del colon retto. Le più recenti evidenze, inoltre, sembrano indicare che seguire le stesse raccomandazioni, dopo la diagnosi, possa migliorare anche la qualità di vita dei pazienti e ridurre il rischio di recidiva e mortalità.
L’alimentazione e lo stile di vita sono elementi chiave nella prevenzione del tumore del colon retto, sembrerebbe infatti che la maggior parte delle nuove diagnosi dipenda, più che da difetti genetici, dalle influenze ambientali. Vediamo, allora, parlando di alimentazione e stile di vita, quali sono gli elementi che possono aumentare o ridurre il rischio di sviluppare questa neoplasia.
Il consumo di bevande alcoliche si associa ad un aumentato rischio di tumore in 8 sedi anatomiche, tra cui il colon retto. L’assunzione di 2 o più unità alcoliche al giorno (dai 30 grammi di alcol in su) ne aumenta, infatti, il rischio in maniera significativa.
I meccanismi d’azione coinvolti sono vari e non ancora completamente chiariti. Si ipotizza che l’acetaldeide, metabolita tossico dell’alcol, possa avere un effetto cancerogeno diretto sulla cellula intestinale. Inoltre, il consumo elevato di bevande alcoliche produce particolari sostanze ossidanti ad effetto genotossico e carcinogenico. L’alcol può anche agire da solvente, consentendo a sostanze esterne, potenzialmente tossiche, di penetrare all’interno delle cellule del nostro organismo, oltre che alterare il metabolismo ormonale e interferire con i meccanismi di riparazione del DNA. Studi più recenti hanno analizzato l’impatto del consumo cronico di elevate quantità di bevande alcoliche sulla disbiosi del microbiota e sull’indebolimento della funzione della barriera intestinale. Quando queste condizioni si verificano, il rischio di andare incontro ad un CRC, aumenta.
Varie istituzioni nazionali ed internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AICR) e il WCRF sono da tempo concordi nel sostenere che vi sia una chiara associazione tra il consumo di carne rossa fresca e processata e l’aumento del rischio di CRC. Nello specifico, il WCRF raccomanda di consumare massimo 500 g alla settimana di carne rossa fresca (manzo, vitello, maiale, cavallo, capra, pecora e agnello) e di limitare il più possibile quello di carne processata (salumi, insaccati e altre carni trasformate).
Tra le cause probabili di questo aumento di rischio vengono indicate:
L’eccesso di peso corporeo, in particolare a livello addominale, rappresenta un noto fattore di rischio per lo sviluppo di oltre 13 tipi di tumore, tra cui colon-retto, bocca-faringe-laringe, esofago, stomaco, pancreas, cistifellea, fegato, seno (con insorgenza in post-menopausa), ovaio, endometrio, prostata e rene.
Nel caso specifico del CRC, il panel del WCRF ritiene, con grado di evidenza forte (evidenza convincente), che l’eccesso di grasso corporeo in età adulta (definito tramite IMC, circonferenza vita e rapporto vita/fianchi) sia una possibile causa di tumore del colon retto. Si ipotizza che lo stato infiammatorio cronico, promosso da sovrappeso ed obesità, possa aumentare il livello di particolari ormoni e fattori di crescita circolanti, coinvolti nella proliferazione cellulare, incrementando, di conseguenza, il rischio di CRC.
“Rendi cereali integrali, verdure, frutta e legumi parte preponderante della tua dieta abituale”: così recita la terza delle 10 raccomandazioni per la prevenzione oncologica del WCRF. Il consumo di alimenti di origine vegetale, infatti, correla con una riduzione del rischio di sviluppare le più diffuse malattie croniche (tumori, patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2 etc.) e consente di mantenere un peso corporeo salutare.
In particolare, solide evidenze scientifiche hanno dimostrato che il consumo di cereali integrali determina un effetto protettivo rispetto all’insorgenza del CRC e che l’assunzione di alimenti fonte di fibra contribuisce a prevenire non solo il tumore del colon retto, ma anche l’aumento di peso, il sovrappeso e l’obesità. Al contrario, anche se con un grado di evidenza ancora limitato ma indicativo, un ridotto consumo di verdure non amidacee e di frutta aumenta il rischio di questa tipologia di tumore. Come raccomandato dal WCRF, sarebbe quindi ottimale, per la prevenzione del tumore al colon retto, ma non solo, inserire nella propria alimentazione quotidiana cereali integrali, verdure non amidacee, frutta e legumi, così da raggiungere un quantitativo di circa 25-30 g di fibra.
I meccanismi coinvolti, in grado di spiegare questo effetto protettivo, sono vari:
Dalle analisi del WCRF emerge, con un grado di evidenza forte, che consumare latte e latticini diminuisce il rischio d’insorgenza di CRC. Questo effetto protettivo si manifesta sia con il solo consumo di latte, sia con quello di formaggi, e sembra essere correlato anche all’apporto di calcio nella dieta.
Si ipotizza che questa associazione dipenda dalla presenza in questi cibi di un elevato contenuto di calcio, tale minerale, infatti, tra le numerose funzioni che svolge, interviene anche nel controllo di differenziazione e proliferazione cellulare. Tuttavia, non si esclude che altri componenti bioattivi, presenti in latte e latticini, possano contribuire all’effetto protettivo.
Con un grado di evidenza forte emerge anche l’effetto protettivo esercitato dai supplementi nutrizionali a base di calcio (a partire dai 200 mg al giorno) sul rischio di CRC. Nonostante ciò, il panel del WCRF raccomanda di seguire una dieta sana, che segua il modello mediterraneo, consentendo così di raggiungere tutti gli obiettivi nutrizionali, piuttosto che utilizzare integratori alimentari.
La sedentarietà è una delle maggiori cause di sovrappeso ed obesità che sono, a loro volta, notevoli fattori di rischio per lo sviluppo di almeno 13 tipi di tumore.
Nel caso specifico del CRC, il panel di esperti del WCRF riporta che l’attività fisica di qualsiasi tipo e livello diminuisce il rischio di sviluppare questa tipologia di tumore con grado di evidenza forte (evidenza convincente). Si ritiene che l’attività fisica, determinando una riduzione del grasso corporeo, diminuisca i fenomeni di insulino-resistenza e i processi infiammatori, entrambi meccanismi legati allo sviluppo di questa tipologia di cancro. Non è ancora chiaro se l’attività fisica che non causi perdita di peso, o mantenimento del peso corretto, abbia comunque un impatto su questi due aspetti. Altri possibili meccanismi coinvolti, ma ancora da verificare con dati più solidi, sono la stimolazione della digestione e l’accelerazione del transito intestinale, che limitano il tempo di contatto di potenziali sostanze tossiche con le cellule dell’apparato gastrointestinale.
A seguito di una revisione completa di 170 studi globali, il WCRF ha recentemente pubblicato (aprile 2025) un documento che descrive l’effetto di particolari modelli di dieta e stile di vita (Dietary and Lifestyle Pattern - DLP) nella prevenzione del cancro al seno e al colon retto.
Nel caso specifico del CRC, il gruppo di esperti ha analizzato 86 studi. Sulla base di queste evidenze, per ridurre il rischio di sviluppare un tumore all’intestino, si raccomanda di seguire un DLP con le seguenti caratteristiche.
Come accennato in precedenza, e questo vale per qualsiasi tipologia di tumore, oltre a dieta, attività fisica e peso corporeo, ci sono altri elementi che incidono sull’aumento o diminuzione di rischio di sviluppare un tumore al colon retto.
Il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto è influenzato anche dall’età, l’incidenza di questa patologia, infatti, è superiore nelle persone anziane.
Il fumo, come per tutti i tumori, andrebbe assolutamente evitato: fumare 40 sigarette al giorno (2 pacchetti) aumenta il rischio di CRC di circa il 40% e ne raddoppia quasi il rischio di morte.
Anche le malattie infiammatorie croniche intestinali (come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn), una storia clinica passata di polipi del colon o un pregresso tumore del colon retto, sono elementi che incrementano il rischio di andare incontro a questa neoplasia.
Sembrerebbe, invece, che l’impiego a lungo termine (5 anni o più) di almeno 75 mg al giorno di aspirina potrebbe ridurre il rischio di cancro del colon-retto. Anche la terapia ormonale sostitutiva, nelle donne in post-menopausa, potrebbe avere lo stesso effetto. Attenzione, però, non si tratta di indicazioni da seguire in autonomia. L’eventuale utilizzo prolungato di queste tipologie di farmaci deve essere prescritto dal medico sulla base della situazione clinica individuale.
È possibile ereditare la predisposizione ad ammalarsi di tumore del colon-retto quando nella propria famiglia ci sono stati soggetti che hanno manifestato patologie quali le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l’adenomatosi poliposa familiare - FAP -, le sindromi di Gardner e di Turcot) e il carcinoma ereditario del colon-retto, su base non poliposica (HNPCC o sindrome di Lynch). Questi tumori con fattori di rischio ereditari rappresentano circa il 10% di tutti i casi di cancro del colon-retto.
Infine, si stima che la probabilità di sviluppare un CRC aumenti di 2 o 3 volte nei parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del grosso intestino, anche se non presenta sindromi ereditarie riconosciute.
Ad oggi, per chi ha già avuto una diagnosi di CRC, non esistono evidenze scientifiche abbastanza forti da poter essere tradotte in vere e proprie raccomandazioni nutrizionali e di stile di vita. Tuttavia, il panel del WCRF ha sviluppato, in un report del 2024, i seguenti suggerimenti, per il benessere generale, da seguire dopo la diagnosi.
Prima di apportare qualsiasi modifica a dieta, alimentazione, attività fisica o peso corporeo, si raccomanda sempre di confrontarsi con la propria équipe medica. Infatti, solo gli operatori sanitari, tenendo conto del percorso di cura, possono prendere decisioni sicure ed appropriate per soddisfare le esigenze nutrizionali e di salute di ogni persona.