Il modo più immediato e salutare per idratarci è sicuramente attraverso l’acqua. Tuttavia, sebbene possa sembrare scontato, bere acqua non è un’abitudine così largamente diffusa.
La struttura chimica dell’acqua è molto semplice: due atomi di idrogeno legati ad uno di ossigeno. Nonostante questa semplicità, l’acqua è fondamentale per la sopravvivenza, ragione per cui rappresenta circa il 60% del peso corporeo negli adulti (l’85% nel neonato e il 50% nell’anziano).
L’acqua, infatti, è indispensabile per svolgere tutte le reazioni biochimiche e i processi fisiologici che avvengono nell’organismo.
Ricordiamo per esempio che l’acqua:
È quindi evidente che mantenere un corretto bilancio idrico corporeo (il rapporto tra entrate e uscite dei liquidi) è vitale.
Come tutte le sostanze che compongono il nostro organismo, anche l’acqua viene persa e consumata continuamente, per questo deve essere costantemente integrata. È stato stimato che, in ambienti termici moderati, un adulto sano e sedentario perde circa due litri di acqua al giorno.
Per reintegrare questa quantità basteranno un paio di bicchieri a pasto e altri quattro durante la giornata.
Tuttavia, i fabbisogni di liquidi variano molto a seconda delle condizioni fisiologiche, patologiche, climatiche e in base al livello di attività fisica svolto.
Il bilancio idrico nell’organismo in crescita è molto delicato perché più soggetto a squilibri, rispetto a quello dell’adulto. Nei neonati, in particolare, le perdite di acqua per evaporazione cutanea possono aumentare fino a tre volte, a temperature ambientali superiori a 30°C e in condizioni di bassa umidità, rispetto agli adulti. Questo dipende da vari fattori tra cui: un contenuto di acqua totale più alto, una superficie corporea maggiore in rapporto al peso, un ricambio di acqua più veloce, una minore capacità di sudorazione e una capacità inferiore di eliminare i soluti per via renale.
Normalmente, neonati sani allattati al seno, prima del periodo dello svezzamento intorno ai 6 mesi, non hanno bisogno di assumere altra acqua (il latte materno ne ha circa l’87%), anche in condizioni di elevata temperatura ambientale.
Nei bambini tra i 6 e 12 mesi è opportuno un consumo di circa 800 ml/die di liquidi, proveniente sia dal latte materno o in formula sia da cibi e bevande, inclusa l’acqua.
A causa di una serie di cambiamenti fisiologici che influenzano l’equilibrio idrico, gli anziani sono esposti ad un maggior rischio di disidratazione. Con l’età, infatti, diminuiscono sia l’acqua corporea totale, a causa della perdita di massa muscolare, sia il senso di sete. Con l’aumentare dell’età, inoltre, si assiste ad una riduzione della funzionalità renale e dell’efficienza nel concentrare le urine, con conseguente aumento dell’eliminazione di acqua. Per questo, sebbene percepiscano meno lo stimolo della sete, è cruciale che gli anziani siano sempre correttamente idratati.
Durante la gravidanza sono necessari apporti di liquidi superiori, per poter garantire l’idratazione del bambino e un volume appropriato di liquido amniotico. Inoltre, le donne in gravidanza possono essere maggiormente esposte al rischio di disidratazione se presentano nausea, vomito o diarrea. Per queste ragioni, le donne incinte devono assumere almeno 2350 ml al giorno di liquidi.
Scopri di più sull’idratazione in gravidanzaAnche durante l’allattamento i fabbisogni idrici aumentano: è fondamentale, infatti, compensare la perdita di acqua dovuta alla produzione di latte; per questo motivo l’assunzione di acqua deve essere aumentata fino ad un totale di circa 2700 ml/die.
Scopri di più sull’idratazione durante l’allattamentoUn’accortezza molto importante durante l’attività sportiva è evitare la disidratazione. È quindi fondamentale affrontare l’attività fisica sempre correttamente idratati e bere prima, durante e dopo l’allenamento.
Tuttavia, non tutti gli sportivi hanno le stesse esigenze dal punto di vista dell’idratazione.
In alcune condizioni patologiche, tra cui demenza negli anziani, calcolosi urinaria, stipsi, cistiti, iperglicemia nei pazienti diabetici, stati febbrili, ripetuti episodi di vomito e/o diarrea e difficoltà a deglutire è cruciale che le persone siano stimolate a bere spesso e in maniera adeguata. Al contrario, in altre condizioni, come in presenza di edemi importanti, l’assunzione di acqua deve essere strettamente ridotta. In tutti questi casi, si deve fare riferimento al professionista sanitario che, a seconda dello stato clinico, valuterà il quantitativo di acqua da assumere nella giornata.
Età | Assunzione adeguata di acqua (ml/giorno) |
Neonati | 800 |
Bambini | 1200 |
Bambini | 1600 |
Bambini | 1800 |
Adolescenti | Maschi 2100, femmine 1900 |
Adolescenti | Maschi 2500, femmine 2000 |
Adulti e anziani 18-74 e ≥75 anni | Maschi 2500, femmine 2000 |
Gravidanza | 2350 |
Allattamento | 2700 |
L’equilibrio idrico, quindi, deve essere mantenuto bevendo essenzialmente acqua, tanto quella del rubinetto quanto quella imbottigliata, entrambe sicure e controllate.
Esistono varie tipologie di acqua e, a seconda della fonte scelta, vi si possono trovare disciolti vari tipi e quantità di minerali, come calcio, magnesio, potassio e cloro.
Il calcio presente nelle acque, sia quelle in bottiglia sia del rubinetto, a seconda delle zone geografiche, si presenta sotto forma di carbonato di calcio, che è altamente biodisponibile, ovvero molto assorbibile dall’organismo. Con 1,5-2 litri di alcune acque ricche in calcio, chiamate “calciche”, si può addirittura arrivare a coprire 1/3 del fabbisogno giornaliero di questo minerale.
Esistono varie tipologie di acque minerali a diverso contenuto di sali, questo valore viene indicato con il termine “residuo fisso (RF) dell’acqua” ed è sempre presente sulle bottiglie. RF esprime proprio la quantità di minerali disciolti in un litro d’acqua dopo evaporazione a 180° C.
In base a tale valore le acque vengono classificate in quattro categorie:
La sicurezza dell’acqua del rubinetto non è inferiore a quella delle acque imbottigliate. Per conoscere il valore di RF dell’acqua che scorre dal rubinetto di casa, basterà informarsi presso il proprio comune, che per legge deve disporre di queste e altre misurazioni dell’acqua di rete.
È importante ricordare che l’acqua calcarea non è causa di calcoli renali, anzi, il carbonato di calcio ha un ruolo benefico per le nostre ossa, mentre sono gli ossalati di calcio (assenti nell’acqua) ad essere coinvolti nella formazione dei calcoli.
Non tutti, però, riescono a bere acqua in maniera adeguata, ma niente paura, numerosi studi hanno osservato che non solo è possibile, ma è anche più facile per il nostro organismo assimilare l’acqua contenuta negli alimenti. Piuttosto che mangiare cibi secchi e irrorare il boccone in un secondo tempo, con abbondanti sorsate di acqua, è meglio, quindi, fare il pieno di alimenti ricchi di liquidi come frutta e verdura.
Solo pochissimi cibi, come olio e zucchero, sono praticamente privi di acqua, tutti gli altri ne contengono una percentuale variabile. Frutta e ortaggi sono i più ricchi, arrivando a contenere circa l’80-90% di acqua; pesce, uova, formaggi freschi e carne tra il 50% e l’80%; pasta e cereali in chicco cotti ne hanno circa il 60-65%; il pane e la pizza il 20-40%; biscotti, fette biscottate, grissini e frutta secca meno del 10%.
Mangiando fino a 5 porzioni al giorno di frutta e ortaggi freschi potremo, quindi, assumere acqua, fibra e anche vitamine idrosolubili, come la C e quelle del gruppo B (tra cui l’acido folico), che devono essere introdotte quotidianamente attraverso la dieta, perché non accumulabili nell’organismo.
Possono contribuire all’idratazione giornaliera anche tè, tisane e caffè non zuccherati, sono da evitare invece le bevande gassate, zuccherate (succhi di frutta, tè freddo, cole, etc.) e anche quelle definite “light”.
Da evitare anche tutte le bevande alcoliche che non solo disidratano, ma sono state correlate ad un aumento di rischio di sviluppare tumori in ben 8 diverse sedi corporee (bocca, laringe, faringe, esofago, stomaco, colon, fegato e seno). L’alcol è dannoso in quanto tale, indipendentemente che si trovi nel vino, nella birra o nei superalcolici, dove è più concentrato. Se non se ne può fare a meno, sempre durante il pasto e mai a stomaco vuoto, non bere più di:
Nel caso specifico delle donne adulte è stato definito “consumo a basso rischio”, quello inferiore ai 10 g di alcol al giorno (<1 unità alcolica).
Tuttavia, un recente studio, pubblicato sull’autorevole rivista The Lancet Oncology, non solo ha confermato l’effetto negativo esercitato dall’alcol sul rischio di sviluppare tumori, ma ha dimostrato che non esiste un livello soglia di consumo di bevande alcoliche privo di rischi per la salute, sia per gli uomini che per le donne. Nel 2020, ben il 4,1% di tutte le nuove diagnosi di cancro nel mondo è dipeso dall’assunzione di alcolici.