Le patate possono rappresentare una valida scelta al posto dei cereali, ma non vanno scambiate per un contorno. Contestualmente è importante scegliere un metodo di cottura che ne preservi le buone caratteristiche nutrizionali. Da evitare le cotture ad alte temperature come la frittura.
Non ne saranno felici i napoletani ma la tradizionale pasta e patate, da un punto di vista nutrizionale, non è particolarmente equilibrata. Infatti la patata, Solanum tuberosum, è si una pianta erbacea di cui viene utilizzato il tubero, però da un punto di vista nutrizionale possiede caratteristiche che la rendono più simile alla pasta piuttosto che alla classica verdura in foglia.
Per questo motivo la patata va utilizzata in sostituzione, e non in aggiunta, a meno che non sia davvero in piccole quantità, a pane o pasta o, più in generale, ai cereali.
Essa, infatti, possiede circa 18 grammi di carboidrati per 100 grammi di tubero crudo, tracce di grassi ed anche 2 grammi di proteine.
Le patate hanno un modesto apporto calorico, circa 70-80 kcal per 100 grammi, possiedono un buon contenuto di vitamine B3 e B6 ed un abbondante assortimento di minerali quali magnesio, fosforo, rame e potassio.
Particolarmente interessante è la presenza dell’acido chinurenico, sostanza che sembra possedere proprietà utili all’organismo.
Nonostante ciò, di recente, le patate sono da sempre etichettate come alimento ad alto indice glicemico e per questo, nell’immaginario comune, non vengono considerate adatte alla sana alimentazione.
Il motivo di questo ingiustificato pregiudizio può essere attribuito al fatto che, a volte, non si tiene in considerazione il metodo di cottura capace di preservare o stravolgere radicalmente le qualità dei cibi, in questo caso della patata.
Metodi di cottura come la lessatura in acqua oppure al vapore o in forno al cartoccio fanno sì che la patata, specialmente se cotta intera con la sua buccia, mantenga proprietà interessanti.
Viceversa le patate fritte a bastoncino o, peggio ancora, le chips da sacchetto non assomigliano minimamente all’alimento di partenza, in primis perché presentano un contenuto calorico sei volte superiore. Non solo. Infatti, uno degli aspetti più negativi e preoccupanti della frittura delle patate è la formazione di composti studiati per le loro proprietà tossiche, che potrebbero rappresentare un pericolo per tutte le fasce d’età.
È quindi importante fare una distinzione tra i metodi di cottura, per cui una patata opportunamente cucinata potrà essere inserita nell’alimentazione quotidiana, abbinata a delle verdure e ad un alimento fonte di proteine, fino ad un paio di volte alla settimana. Al contrario, il consumo di patate fritte dovrà essere limitato a pochissime occasioni speciali.