La carne, mangiata con moderazione, non è nociva per la salute dell’uomo. Essa apporta nutrienti e proteine di alto valore biologico. Tuttavia, esagerare porta spiacevoli conseguenze alla salute ed anche all’ambiente. La moderazione nel consumo e l’utilizzo di un adeguato metodo di cottura rappresentano, con tutta probabilità, la miglior strada da perseguire.
“Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto” così affermava Paracelso, medico, alchimista e astrologo svizzero della metà del 1500.
Egli aveva già capito che anche alimentarsi di sole carote avrebbe potuto essere poco salutare. Questo vale anche per la carne e per qualunque alimento di cui si abusa.
Quindi sfatiamo il mito: se non si hanno patologie specifiche e se si usa buon senso nel consumo, nessun cibo può essere considerato nocivo per l’uomo.
Alcuni alimenti possono essere mangiati con una frequenza superiore, altri in maniera molto sporadica, questo è vero, ma se si impara a riconoscere gli uni e gli altri si possono dormire sonni tranquilli.
Il mito che la carne sia nociva, nasce, come spesso accade, da una mezza verità.
Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a seguito di recenti evidenze scientifiche, ha dichiarato che un consumo frequente di carne rossa, e soprattutto di insaccati, fosse potenzialmente cancerogeno.
Nell’epoca del sensazionalismo passare dall’affermazione di cui sopra a “tutta la carne è nociva” il passo è breve.
Nessuna patologia è causata soltanto dal consumo di carne rossa. Tuttavia, gli epidemiologi concordano sul fatto che gli individui che seguono diete ricche di proteine animali, soprattutto carni rosse e lavorate, presentano un maggior rischio di sviluppare patologie come diabete, infarto, problemi cardiovascolari, obesità e cancro.
Per "carne rossa" si intende la carne di manzo, vitello, maiale, cavallo, agnello, pecora e capra proveniente da animali domestici, inclusa quella contenuta negli alimenti trasformati. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro raccomanda di non mangiare più di 500 grammi circa di carne rossa a settimana e di evitare i salumi. Un approccio misurato è quello di restare al di sotto di questo tetto, non superando le tre porzioni settimanali (100 g) di carne, bianca o rossa che sia.
Questo perché non si tiene conto solo della prevenzione dei tumori, ma anche del fatto che un consumo eccessivo di carne rossa sembrerebbe associato al rischio di sviluppare diabete, obesità e patologie cardiovascolari.
Inoltre, un aspetto molto importante è legato alla sostenibilità ambientale. La produzione di carne implica un importante impatto ambientale, in termini di emissioni di CO2, consumo di acqua durante il sistema produttivo e superficie di suolo utilizzata. Anche vivere in un pianeta inquinato ha effetti negativi sulla salute.
Infine, attenzione al metodo di cottura perché gioca un ruolo decisivo nella formazione di molecole cancerogene, ma questa è un’altra storia.