Il tumore del seno è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne, a livello mondiale ed anche in Italia, nelle quali circa un tumore maligno ogni tre è un tumore mammario.
Si stima che, durante tutto l’arco della propria vita, per una donna il rischio di sviluppare un tumore del seno sia pari a una su 8, con differenze per fasce di età. Le diagnosi sono più frequenti sino agli anni della menopausa (intorno ai 50-55 anni) e poi diminuiscono con un plateau dopo la menopausa, per poi riprendere a salire dopo i 60 anni: tale andamento è legato sia alla storia endocrinologica della donna sia alla presenza e alla copertura dei programmi di screening mammografico.
Secondo i più recenti dati del report AIOM-AIRTUM 2020 “I numeri del cancro in Italia”, si stima che complessivamente in Italia vivano oltre 843.200 donne che hanno ricevuto una diagnosi di carcinoma mammario.
I dati di sopravvivenza sono fortunatamente in costante aumento, si è passati da un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi intorno all’80% nei primi anni novanta ad un tasso attuale che sfiora quasi il 90%, grazie alla diagnosi precoce tramite la diffusione degli screening e al miglioramento delle cure.
Essendo un tumore molto frequente, il bisogno di informarsi sul ruolo dello stile di vita nella sua prevenzione è molto alto. Non è quindi così difficile imbattersi in messaggi comunicativi non supportati dalle evidenze scientifiche più attuali, spesso diffusissimi in tv, nel web e nei social, che propongono diete strampalate, bibitoni e integratori per prevenire il cancro.
Il riferimento più autorevole in questo contesto è il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF - World Cancer Research Fund) che dal 1997, con un processo di aggiornamento continuo, revisiona in maniera rigorosa gli studi scientifici più solidi sul rapporto fra dieta, stile di vita e rischio di sviluppare un tumore.
Il più recente aggiornamento WCRF che riguarda il tumore del seno è del 2017, revisionato nel 2018, da questo emerge un ruolo per i seguenti fattori:
Troppe fake-news su alimentazione e tumore del seno che puntano il dito su latte e soia hanno oscurato una verità, basata su evidenze scientifiche solide, che riguarda il consumo di alcol.
Dal report del WCRF sul tumore del seno si imputa all’alcol un importante ruolo come fattore di rischio. La forza dell’evidenza di questa relazione è di grado convincente per i tumori che incorrono in post-menopausa e di grado probabile per quelli che si diagnosticano pre-menopausa.
Dai più recenti aggiornamenti, emerge inoltre un dato estremamente importante, da tenere in considerazione per la prevenzione: non è stata identificata una soglia di consumo di alcol al di sotto della quale si osserva una diminuzione del rischio di tumore del seno. Nello specifico, l’aumento del rischio si rileva già a partire da una unità alcolica.
Sebbene le bevande alcoliche possano contenere diversi composti potenzialmente cancerogeni, le evidenze si basano soprattutto sul ruolo dell’alcol e del suo metabolita, l’acetaldeide. Il metabolismo dell’alcol avviene principalmente nel fegato, ma anche nel tessuto mammario.
Per la prevenzione del cancro sarebbe quindi meglio non consumare alcolici. Se si desidera consumarne è bene limitare l’assunzione a 1 unità alcolica al giorno per le donne e 2 per gli uomini.
L’unità alcolica corrisponde a circa 10-12 grammi di alcol puro (etanolo), corrispondenti a un bicchiere standard di vino (12°- 125 ml), una lattina di birra (4,5°- 330 ml), un aperitivo (18°- 80 ml), un bicchierino di superalcolico (36°- 40 ml).
Essere in sovrappeso o obesi in età adulta aumenta il rischio di numerose patologie, tra queste anche il cancro in ben 12 sedi anatomiche, tra cui: esofago, fegato, pancreas, endometrio, colonretto, rene e mammella in post-menopausa.
L’evidenza per il WCRF della relazione sovrappeso/obesità e tumore del seno in post-menopausa è forte e di grado convincente. È importante quindi mantenersi normopeso e avere un indice di massa corporea (IMC) compreso nell’intervallo del normopeso, ossia tra 18,5 e 24,9. L’IMC si misura dividendo il peso in kg per l’altezza in metri al quadrato. Se ad esempio un soggetto pesa 60 kg ed è alto 1,65 m, il calcolo sarà il seguente: 60 kg / (1,65 m)2 = 60/2,72 = IMC 22.
Attenzione non solo al peso ma anche a come questo è distribuito nell’organismo! Nelle raccomandazioni per la prevenzione del WCRF viene indicato di tenere sotto controllo anche il valore della circonferenza vita. Valori elevati di circonferenza vita rappresentano un indice attendibile di grasso viscerale, che espone ad un aumentato rischio cardio-metabolico.
Questo dato è da tenere bene a mente in particolare per le donne in menopausa, in quanto fisiologicamente, per un cambio nell’assetto ormonale in questa fase, tendono ad accumulare tessuto adiposo maggiormente in sede addominale.
Il WCRF raccomanda negli adulti di mantenere valori della circonferenza vita inferiori a 80 cm nella donna e a 94 cm nell’uomo.
Se si hanno valori di indice di massa corporea e circonferenza vita normali è bene continuare ad avere uno stile di vita attivo e mangiare sano, ispirandosi alla dieta mediterranea e alla regola del piatto sano. Se invece si ha bisogno di perdere peso è meglio evitare il fai da te e rivolgersi sempre ad un professionista della nutrizione: dietologo, dietista, biologo nutrizionista.
La sedentarietà aumenta in generale il rischio di cancro e altre malattie metaboliche. Per la prevenzione dei tumori il WCRF raccomanda di essere fisicamente attivi tutti i giorni, camminando di più e stando seduti il meno possibile.
L’attività fisica riduce il rischio di tumore del colon-retto, dell’endometrio e della mammella. In particolare, è stato riscontrato un grado di evidenza probabile per l’attività fisica come fattore protettivo per il tumore del seno in post-menopausa. In questo caso per attività fisica s’intende di fatto quella prodotta in ogni situazione di movimento: la camminata, gli spostamenti a piedi, qualsiasi tipo di allenamento programmato, le pulizie in casa, ed anche l’attività vigorosa (jogging, corsa, camminata a passo svelto, sport vigorosi, e lavori domestici pesanti). Per il tumore al seno in pre-menopausa l’evidenza di protezione emerge solamente per l’attività vigorosa.
Essere attivi ci consente in generale di agire in maniera importante sul fattore principale fattore di rischio oncologico: l’eccesso di peso. L’obiettivo minimo è rappresentato da 150 minuti a settimana di qualsiasi tipo di movimento, cioè circa 20 minuti al giorno, tutti i giorni.
Per saperne di più su ALIMENTAZIONE e ATTIVITÀ FISICA leggi l’approfondimento!L’allattamento al seno è stato individuato come un probabile fattore protettivo per il rischio di tumore del seno. La raccomandazione del WCRF, in linea con quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), suggerisce alle neomamme, se possibile, l’allattamento al seno esclusivo almeno per i primi 6 mesi del bambino e, volendo, anche in seguito fino a 2 anni di età o oltre, unitamente ad un’appropriata alimentazione complementare.
L’allattamento al seno costituisce il miglior metodo alimentare per garantire una sana crescita e un sano sviluppo del neonato, perché garantisce l’apporto di tutti i nutrienti necessari, esercitando effetti benefici sia sulla salute del bambino che della madre. I bambini allattati al seno presentano un minor rischio di infezioni respiratorie e gastrointestinali ed un minor rischio di sviluppare sovrappeso o obesità in età adulta. Anche per la donna l’allattamento al seno produce diversi benefici, in particolare, l’allattamento, a causa dell’importante energia che richiede all’organismo in termini di chilocalorie, aiuta a perdere il peso accumulato in gravidanza sfavorendo le condizioni di sovrappeso e obesità.
Per quanto riguarda il ruolo dell’allattamento sull’abbassamento del rischio di tumore del seno, si ritiene che in generale una ridotta esposizione al ciclo mestruale e ad elevati livelli ormonali, sia in gravidanza sia in allattamento, riduca il rischio di cancro al seno. Inoltre, durante l’allattamento le cellule delle ghiandole mammarie esplicano la loro funzione biologica 24 ore su 24 e la possibilità che abbiano un comportamento alterato è molto bassa.
Per saperne di più su ALIMENTAZIONE in GRAVIDANZA e ALLATTAMENTO leggi l’articolo sulla Rubrica!Nel report WCRF, oltre alle evidenze forti di grado convincente e probabile, vengono individuate delle evidenze definite limitate, non sufficientemente forti da poter costituire un messaggio per la popolazione. Tuttavia, tra le evidenze limitate, ma suggestive di un effetto, riguardo il tumore del seno, emerge un possibile ruolo protettivo delle verdure non amidacee. Questa associazione è stata già riscontrata in tutte le coorti europee dello studio EPIC, che ha coinvolto circa 300 mila donne, nelle quali si è osservata una diminuzione del rischio in quelle donne con consumi più alti di verdure. Un possibile ruolo di tale effetto potrebbe essere attribuito in particolare ai folati, vitamine del gruppo B, e ai carotenoidi.
Nel precedente report WCRF del 2007, all’interno delle evidenze limitate ma suggestive di un effetto, rientravano i grassi totali della dieta, ai quali in passato è stato attribuito, anche da altre pubblicazioni, un ruolo nel contribuire al rischio di tumore del seno in post-menopausa. Nel report WCRF più recente, a seguito di nuovi studi, l’evidenza è risultata meno coerente, non è stato possibile trarre alcuna conclusione per cui i grassi non compaiono nel nuovo report. In generale, per una sana alimentazione è sempre bene prestare attenzione alla qualità dei grassi nella dieta, prediligendo fonti vegetali come olio extravergine d’oliva, frutta secca a guscio e semi.
Infine, moltissimi studi hanno indagato se una maggiore aderenza alle 10 raccomandazioni del WCRF per la prevenzione oncologica, possa essere efficace nel ridurre il rischio di tumore del seno. In questi studi si riscontra che all’aumentare dell’aderenza alle raccomandazioni, il rischio di tumore del seno diminuisce drasticamente, tale associazione è determinata soprattutto per l’aderenza alle raccomandazioni su peso corporeo, consumo di alcol, consumo di alimenti vegetali e allattamento al seno (quando indagato).
Oltre alle evidenze sullo stile di vita, sono stati individuati altri fattori che possono determinare un aumentato rischio di tumore del seno.
La soia rappresenta una delle più abbondanti fonti di proteine vegetali, con una concentrazione del 37% rispetto al contenuto totale. La soia contiene fitoestrogeni (isoflavoni, cumestani e lignani), molecole con struttura chimica e funzione molto simile agli estrogeni femminili. Tuttavia, le concentrazioni di tali composti presenti in alimenti come i semi di soia secchi, il tofu, il latte di soia e lo yogurt di soia, sono talmente basse da non poter interferire con l’assetto ormonale dell’organismo. Gli esperti non ne vietano l’assunzione, neppure per chi ha già avuto un tumore al seno. Attenzione, invece, all’uso di integratori dietetici a base di fitoestrogeni, in quel caso le concentrazioni sono molto maggiori, l’utilizzo andrebbe pertanto valutato solamente dal medico.
Che il latte causi il cancro è uno dei falsi miti più diffusi e tra i più duri a morire. Il WCRF afferma che il consumo di latte e derivati ha un probabile ruolo protettivo nei confronti del tumore del colon, uno tra i più comuni al mondo. Più debole invece l'evidenza per il tumore del seno per cui comunque si osserva una simile tendenza protettiva, sia per il consumo di latte e derivati sia per le diete ricche in calcio.
Se non si hanno problemi di intolleranza al lattosio e non ci sono scelte etiche che ne prevedono l’esclusione, come nella dieta vegana, non c’è ragione di escludere il latte dalla propria dieta, anche per chi ha già avuto un tumore. Le linee guida per la popolazione italiana suggeriscono 1-2 porzioni al giorno tra latte e yogurt, dove una porzione è costituita da 125 g, e da 1 a 3 porzioni di formaggi a settimana, nella porzione di 100 g per quelli freschi e magri e di 50 g per quelli stagionati. Sono da preferire i formaggi freschi e magri, con un contenuto di grassi inferiore al 25%, possibilmente a ridotto contenuto di sale.
Non ci sono evidenze che dimostrino una relazione diretta tra il consumo di zucchero e l’insorgenza di cancro, sia in generale sia in particolare per il tumore del seno. Semmai lo zucchero rappresenta un fattore di rischio oncologico indiretto: l’eccesso di zuccheri semplici può favorire il sovrappeso e l’obesità, sono queste ultime due condizioni ad essere implicate nello sviluppo di tumori, in ben 12 sedi tumorali, tra cui anche il seno in post-menopausa.
Non c’è differenza tra zucchero bianco, di canna o grezzo. Lo stesso vale per sciroppo d’acero o d’agave, miele, malto e fruttosio: in fatto di zuccheri semplici quello che conta è la quantità, che andrebbe sempre tenuta sotto controllo. Le bevande zuccherate, inoltre, (bevande gassate, tè freddo e succhi di frutta) hanno un ruolo cruciale nell’aumento del peso, soprattutto se consumate con regolarità.
Infine, altre fonti di zuccheri semplici che andrebbero limitate sono gli yogurt aromatizzati (la migliore alternativa è lo yogurt bianco naturale cui aggiungere frutta fresca o frutta secca a guscio), i biscotti, dolciumi vari e le creme spalmabili. L’unica fonte di zuccheri che fa eccezione è la frutta, poiché grazie alla presenza di fibra, micronutrienti e fitocomposti influisce positivamente sulla salute.
Leggi anche: In media quanti zuccheri si devono assumere nell’arco della giornata?